Fiscalità

Cenni generali su alcuni aspetti fiscali del franchising

Il franchising è modello di sviluppo economico basato su una formula commerciale sperimentata, che permette a chiunque di diventare imprenditore avvalendosi del know-how, del marketing e della visibilità di un marchio già affermato in un determinato settore.

Il franchising (o affiliazione commerciale) è anche un contratto che viene stipulato tra imprenditori: il proprietario di un marchio registrato e conosciuto (il Franchisor), da una parte, e un affiliato (il Franchisee) che ha intenzione di iniziare un’attività commerciale, dall’altra.

Il profilo tipico dell’affiliato è quello della persona fisica titolare di partita IVA oppure di una piccola società (sia di persone sia di capitali) che gestisce l’attività oggetto del franchising.

Quindi, dato scontato che l’affiliato abbia già scelto il brand dell’attività che vuole svolgere nella sua città, egli dovrà affrontare un percorso di adempimenti amministrativi, contabili e fiscali.

A titolo esemplificativo, l’affiliato dovrà prima di tutto aprire una Partita IVA (a titolo individuale oppure societario) al fine di svolgere l’attività. Dovrà, poi, provvedere all’apertura delle posizioni previdenziali e assicurative (INPS ed INAIL); dovrà attivarsi per presentare al Comune – sede dell’attività – la SCIA, ovvero la dichiarazione di inizio attività, almeno 30 giorni prima dell’effettivo avvio dell’attività; dovrà poi iscriversi al registro delle imprese presso la Camera di Commercio.

Il franchisor e l’affiliato dovranno, poi, stipulare un apposito contratto che prevede generalmente  un diritto di ingresso denominato “entry fee”, che costituisce per il franchisee un costo iniziale di esercizio, il cui ammontare va valutato con molta attenzione.

Dopo aver stipulato il contratto (in forma scritta), preferibilmente con l’assistenza di un professionista (avvocato), si provvederà alla registrazione presso il locale Ufficio Territoriale dell’agenzia delle Entrate entro e non oltre 20 giorni dalla data della stipula, al fine di non ricadere in tardività che potranno poi essere sanzionate dall’amministrazione finanziaria. Di solito registrare un contratto di franchising prevede il pagamento dell’imposta fissa di registro oltre alla marca da bollo di euro 16,00 nella misura attualmente in vigore.

Dal punto di vista dell’affiliante, l’attività oggetto del contratto di franchising va considerata una prestazione di servizi. Pertanto, le regole fiscali da applicare saranno quelle previste dall’art. 109 del TUIR (per le imposte sul reddito) e dall’art. 3 del DPR n. 633/1972 per l’IVA.

Per quanto riguarda il franchisee, invece, l’attività svolta nel punto vendita sarà, a seconda dei casi,  una cessione di beni o una prestazione di servizi. Si tratterà, quindi, di valutare quali componenti positive (ricavi) e quali componenti negative (costi) formano il reddito di impresa dell’attività prescelta. Saranno ricavi tutti i corrispettivi del punto vendita; saranno considerati costi tutti quegli elementi afferenti alla dotazione del negozio (utenze, canoni di locazione, costi amministrativi, costi del personale, ecc.). Uno dei costi principali legati al rapporto di franchising è rappresentato dalle royalties dovute al franchisor.

Se il contratto prevede l’utilizzo di un immobile di proprietà del franchisor, in tal caso si è di fronte ad un tipico contratto di locazione, come chiarito dall’Agenzia delle Entrate con risoluzione n. 49/E del 13/03/2007, e si dovrà versare anche l’imposta di registro calcolata sull’ammontare dei canoni.

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